martedì 31 maggio 2011

Quella strana atmosfera

Non posso fare a meno di dire due parole su quello che è successo nelle grandi città che hanno visto trionfare la cd. sinistra. C'è stata una reazione strana, anomala, della gente. Non è stata la solita festa, la solita allegria, del dopo elezioni vinte. C'è stato qualcosa di più, che mi ha sorpreso. Mi è sembrato che nell'aria ci fosse qualcosa che mi ricordava la festa dell'Italia liberata, dell'arrivo degli americani, insomma sembrava la fine di una guerra, il ritorno alla speranza, il ritorno al sorriso, la liberazione da un giogo.
Ma c'è una differenza, una fondamentale differenza: le guerre si subiscono, ce le troviamo in casa senza volerlo, ma questo giogo invece, ce l'hanno messo o ce lo siamo messi da soli? E quanto ha dovuto esagerare la "politica", quante ne ha dovute combinare prima che l'italiano aprisse gli occhi? Di chi è la colpa?
Io, come sempre, la do ai media, ma in ultima analisi sempre all'elettore, perchè il lavaggio del cervello dei media può (e deve) essere sconfitto dalla capacità di analisi, dalla riflessione, dall'intelligenza.

lunedì 30 maggio 2011

Abuso di qualunquismo

Il significato "stretto" del termine qualunquismo, dal Sabatini Coletti, pare essere: "movimento di opinione pubblica sorto in Italia all'inizio del secondo dopoguerra, che rifiutava ogni ideologia e sistema politico, soprattutto quello dei partiti".
Nel significato estensivo con cui oggi si usa, pare invece essere, sempre dal Sabatini Coletti :"atteggiamento di disinteresse verso la politica e di prevenuto giudizio negativo nei confronti delle istituzioni pubbliche".
Non cambia molto, c'è un prevenuto in più e una generalizzazione che abbraccia le istituzioni pubbliche oltre ai partiti.
E' più esatto ragionare sulla seconda definizione, più attuale e contingente.
Il disinteresse verso la politica è sempre sbagliato, ma a volte può essere giustificato quando il sistema ti accompagna per mano verso questa strada.
Il giudizio negativo nei confronti dei partiti e delle istituzioni publiche non lo si può definire a priori nè giusto, nè sbagliato. Se c'è un sacrosanto motivo per avere un giudizio negativo è sacrosanto e doveroso averlo, se invece non c'è, potrebbe essere sbagliato. Il prevenuto giudizio negativo è senz'altro sbagliato.
Oggi però mi pare che il termine qualunquista sia utilizzato con un significato simile in apparenza, ma completamente diverso e strumentale in concreto.
Oggi è tacciato di qualunquismo anche chi denuncia il sistema, chi esce completamente dal coro, chi propone principi, idee e progetti diversi, chiari, applicabili e poi puntualmente applicati.
In poche parole oggi l'accusa di qualunquismo è la (illegittima) difesa del sistema politico consolidato nei confronti di ogni elemento pericoloso esterno al sistema, che possa in qualche modo "svegliare" gli elettori dal torpore, rompere la boccia di vetro scuro che il sistema ha lentamente, ma inesorabilmente, costruito attorno a loro e permettere loro di scoprire la realtà che li circonda.
Copernico 2000
http://lapoliticacopernicana.blogspot.com/

domenica 29 maggio 2011

La democrazia indiretta

L'espressione democrazia rappresentativa (o indiretta che dir si voglia) è falsa. La democrazia indiretta non esiste: un sistema o è democratico o è  indiretto.
E' come dire un nano altissimo: uno o è un nano o è altissimo. Premesso ciò, il problema è in questi termini: la democrazia indiretta non esiste, la democrazia diretta non può esistere perchè siamo in tanti. Allora siamo all'empasse?
Da qui nasce il mio ragionamento. Democrazia no, oppure è possibile trovare un sistema che, pur restando democratico, non sprofondi nel quasi totalitarismo a cui porta la democrazia indiretta?
Vorrei prima mettere a fuoco prima quali sono i mali della democrazia indiretta o meglio il male, quello principale, quello che è la causa del fallimento della democrazia rappresentativa. Analisi piuttosto inutile direi, l'abbiamo visto tutti in questi ultimi decenni: noi eleggiamo un nostro rappresentante e lui poi fa quello che vuole, seguendo i suoi interessi e le logiche del partito verso cui i suoi interessi stessi di volta in volta lo portano. Non dovrebbe farlo, ma lo fa. Che strumenti di controllo abbiamo allora sul nostro rappresentante, Deputato o Senatore o Ministro o Presidente del Consiglio o altro che sia? Ne vedo tre.
  •  Il voto
  •  Le informazioni dei media
  •  La partecipazione diretta alle riunioni politiche se pubbliche (es. consigli comunali).
Bene la domanda è: funzionano questi strumenti? La risposta è no. Perchè? Anche questa risposta mi sembra ovvia. Potremmo analizzare le pecche del voto, poi quelle dei media e infine quelle della partecipazione diretta alle riunioni politiche pubbliche, ma tutte e tre hanno un punto in comune che è la chiave del problema: il mondo che politicamente ci riguarda è vastissimo, va oltre i confini del nostro isolato, del palazzo di fronte, del ponte sotto casa, è sovracomunale, sovraregionale è ovviamente almeno nazionale, ma oggi sappiamo che ha un estensione planetaria e che a volte va anche oltre questa. Come possiamo sapere tutto di un territorio così vasto? Sappiamo bene che - per motivi innanzitutto di vastità del territorio e poi per motivi di disponibilità di tempo - l'unico modo è l'informazione mediatica. Senza i media noi non sapremmo niente e le nostre conoscenze si limiterebbero a ciò che accade sul ponte sotto casa.
Però è noto anche (consciamente o inconsciamente e purtroppo non a tutti) che tutto quello che noi oggi sappiamo, pensiamo e diciamo, del mondo che politicamente ci interessa, lo sappiamo, pensiamo e diciamo, perchè ce l'hanno detto i media. La rilevanza e la gravità di tale affermazione è - a mio parere - impressionante. Infatti se chi ha il controllo dei media volesse far credere al cittadino quello che vuole lui, un burattino davanti al cittadino lo si potrebbe definire un soggetto autonomo, libero e cosciente.
Ma è così? I gestori dei media manipolano l'informazione a loro piacimento? Sì è così e lo sappiamo (quasi) tutti. Parlo ovviamente dei media tradizionali e non delle nuove forme di espressione libera della rete. Quindi, tornando ai tre punti di cui sopra: il voto che è frutto (o dovrebbe esserlo), delle nostre conoscenze, perde quel significato che già di per sè non ha essendo un voto di lista e pre-scelto dal politico stesso che praticamente si autonomina; sui media ho già detto; per quanto riguarda la partecipazione alle sedute pubbliche, pochissime persone hanno il tempo o la voglia di parteciparvi. Questa è la realtà.

Fatte queste considerazioni, le riassumerei nei due concetti base strettamente legati e interdipendenti:
  • il politico senza controllo pensa solo a sè stesso e non alla cosa pubblica
  • il cittadino non ha modo di conoscere le vera realtà delle cose
Considerazioni forse ovvie e scontate e ben note alle maggioranza delle persone, ma importanti in quanto secondo me costituenti la chiave di lettura del problema "democrazia indiretta". Resta ora chiedersi: c'è una soluzione?
Secondo me sì ma anche no. Accenno solamente al perchè sì a al perchè no, per magari approfondire in altri post tali argomentazioni se le mie considerazioni dovessero destare almeno un minimo di interesse.
PERCHE' SI'
Ovvio: c'è la rete. La rete permette quel miracolo di rendere possibile la democrazia diretta. E' stupefacente cosa riesce a fare la rete! Riesce a ribaltare concetti "filosofici" (semplici e banali d'accordo), ma pur sempre assodati storicamente, come il fatto che la democrazia diretta è impossibile (se non in paesi come S.Marino), a causa l'elevato numero di cittadini che risiedono generalmente agli Stati moderni. Grazie alla rete milioni e milioni di persone possono dire la loro e smascherare e costringere a dimettersi chiunque.
PERCHE' NO
Due motivi: uno tecnico e uno culturale. Quello tecnico, che spaventa meno, consiste nel fatto che, per svariate ragioni, non tutti usano la rete, ma col passare delle generazioni il problema potrebbe anche risolversi. Quello culturale è a parer mio quello più preoccupante, infatti l'italiano penso che sia assuefatto a certe situazioni ("il pubblico è ammaestrato e non vi fa paura", ha detto un grande artista) e non sia pronto al cambiamento morale della politica. Sopporta tutto, pensa che la realtà che viviamo sia l'unica possibile e non riesce neanche a immaginare possibile un cambiamento, pur sapendo che quello che succede "non è proprio giusto", ma tanto...che ci vuoi fare!
Copernico 2000
http://lapoliticacopernicana.blogspot.com/